Tomba del Petrarca
La morte del grande poeta e il mistero della sua tomba
Francesco Petrarca, per sfuggire all'epidemia di peste che colpì Milano, si trasferì prima a Padova, per poi decidere di stabilirsi nel piccolo borgo di Arquà su invito dell'amico Francesco il Vecchio da Carrara. Qui trascorse serenamente gli ultimi anni della sua vita, finché morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 1374 a causa di una sincope. La leggenda narra che il sommo poeta esalò l'ultimo respiro mentre stava ancora lavorando alla sua ultima opera letteraria.
Le autorità incaricarono Bonaventura Badoer Peraga, frate appartenente all'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino, di comporre l'elogio funebre in memoria del poeta; le spoglie vennero sepolte nella chiesa parrocchiale di Arquà, per poi essere traslate sei anni dopo la morte in un'arca marmorea, per volere del genero Francescuolo da Brossano. Il monumento funebre, in marmo rosso di Verona, si ispira al modello dei sarcofaghi romani e alla classicheggiante tomba di Antenore a Padova.
Il sacello reca incisa l'iscrizione in lingua latina, dettata dal poeta stesso prima di morire:
“Questa pietra ricopre le fredde ossa di Francesco Petrarca, accogli o Vergine Madre, l'Anima sua e tu, figlio della Vergine, perdona. Possa essa stanca della terra, riposare nella rocca celeste.”
L'autenticità dei resti mortali di Francesco Petrarca è stata a lungo oggetto di dibattito: nel 2004, vennero analizzate le ossa contenute nell'arca e le analisi diedero un esito sorprendente. Gli esami al radiocarbonio hanno stabilito che il teschio ritrovato appartiene ad una donna vissuta nel Duecento, e non al Petrarca. Oltre a ciò, nel corso del tempo, vari cultori del mito di Petrarca, profanarono l'arca trafugando altre ossa. Ancora oggi resta un mistero la scomparsa del vero cranio del poeta.