Monastero di San Daniele
Sulla cima dell’omonimo colle, a poca distanza dal centro di Abano Terme, sorge il monastero di San Daniele, luogo di preghiera e lavoro, gestito da una piccola comunità di monache benedettine
A circa tre chilometri dal centro di Abano Terme, il monastero di San Daniele è facilmente raggiungibile con una passeggiata lungo la pista ciclo-pedonale ai piedi del colle di San Daniele, piacevolmente accompagnati dall’ombra degli alberi e dalla vista del paesaggio.
Sulla cima del colle di San Daniele sorge il monastero, riedificato in epoca moderna, ma con una storia che affonda le sue radici nel Medioevo.
Dai documenti d’archivio, si evince che il monastero doveva già esistere nel 1123 (dal privilegio di papa Callisto II a Guidobaldo), ma la fondazione risale probabilmente al 1076-1078.
Nei decenni successivi all’anno Mille i Colli Euganei tutti videro il proliferare di edifici religiosi sorti per volere delle famiglie aristocratiche, come risposta all’esigenza di maggior numero di luoghi di culto dovuta all’aumento della popolazione e quindi del proselitismo cristiano nelle comunità locali.
In questo contesto si colloca il monastero di San Daniele, che venne fatto edificare dai Signori di Montagnone: la dedicazione a San Daniele è dovuta al fatto che nel 1076 erano stati rinvenuti i suoi resti nel “monasterio Sancta Giustina e Sancti Prosdocimi…” e tutto il padovano fu interessato dal culto delle reliquie del levita martire.
La gestione del monastero di San Daniele restò ai monaci benedettini dall’anno della sua fondazione fino al 1461, quando vi subentrarono i canonici del SS. Salvatore di Venezia, ai quali si deve un profondo rimaneggiamento con la riorganizzazione della struttura attorno a un chiostro.
Nel 1771 la Serenissima Repubblica di Venezia emanò un provvedimento per limitare i monasteri del territorio, il San Daniele venne messo all’asta e acquistato dall’avvocato Federico Todeschini. nel 1832 venne trasformato in residenza privata dalla figlia che aveva contratto matrimonio con il conte Bartolomeo Bonomi.
Successivamente, il monastero, diventato “Castello Todeschini-Bonomi” divenne proprietà della famiglia Pescarini fino al Novecento.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’edificio ritornò all’originaria destinazione religiosa, ospitando dal 1947 le monache benedettine del monastero di San Rocco in Fiume.
Attualmente, una comunità di venti monache benedettine gestisce questo luogo dello spirito, in cui le giornate sono scandite dalla preghiera e dal lavoro: si occupano infatti della coltivazione dell’orto e della vite, producono il miele ed altri prodotti acquistabili nel piccolo punto di ristoro situato nelle vicinanze della chiesa.
La chiesa
Dal monastero di San Daniele una scalinata conduce alla chiesa, riedificata nel 1711 dai canonici del SS. Salvatore di Venezia su progetto dell’architetto Francesco Muttoni (1669-1747), appassionato degli stili neoclassico e barocco, che si era fatto ispirare dalle architetture romane del Borromini.
La facciata bianca decorata da ovali in pietra accoglie il visitatore con il suo candore abbacinante; vi troneggiano le statue del Corradini (1688-1752), collocate sul timpano, che rappresentano il Cristo Redentore e due angeli, ed il rosone che sovrasta la lunetta dell’ingresso.
All’interno della chiesa si trovano altre opere del Corradini: il bassorilievo in marmo dell’altare maggiore che raffigura il martirio di san Daniele e le quattro statue nelle nicchie che rappresentano gli evangelisti.
Gli altari laterali invece, costruiti nel 1716, ospitano due tele attribuite a Palma il Giovane (1549-1628).
Il museo
A destra della chiesa sono visitabili alcune sale del piano terra, dove si può apprezzare anche l’utilizzo privato che l’edificio nell’Ottocento, quando i Todeschini-Bonomi adibirono l’edificio a residenza estiva, dotandola di saloni da ballo, salotti e sala da pranzo. La Sala Gialla adibita a salotto, la Sala Rossa da pranzo e la Sala Verde sono così chiamate per il colore delle tappezzerie alle pareti, sono dotate di meravigliosi soffitti a cassettone con travi in legno di rovere ed hanno pavimenti a disegni geometrici. Dal portale in vetro di Murano si accede alla Sala degli Stucchi, dove il soffitto, il caminetto e lo specchio sono del Settecento, così come gli stucchi, da cui il salone prende il nome.
Foto di Monastero San Daniele https://www.monasterosandaniele.it/
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