Chiesa di San Giacomo a Monselice
Le origini della comunità francescana nella città di Monselice
La chiesa e il convento di San Giacomo rappresentano uno dei più antichi e importanti centri religiosi di Monselice. La fondazione del complesso monastico risale al 1162, quando su iniziativa di un canonico di Ferrara venne istituito appena fuori la cinta muraria della città un luogo adibito ad ospizio. La struttura aveva inizialmente la funzione di accogliere i bisognosi e i pellegrini, ma ben presto accanto all'ospizio si sviluppò anche un monastero doppio (maschile e femminile), che agli inizi del Duecento aderì alla nuova congregazione benedettina degli “Albi”, fondata dal padovano Giordano Forzatè.
Nel corso del XIV secolo il convento di San Giacomo attraversò un periodo di grave decadenza: le monache, che in quegli anni formavano il nucleo prevalente della comunità, furono accusate di “iniqua condotta” e nel 1420 il vescovo di Padova decise di allontanarle e di affidare il monastero ai canonici di San Giorgio in Alga (Venezia). Sotto la loro gestione, il cenobio monselicense recuperò la rispettabilità e l'efficienza; i canonici regolari rimasero a Monselice per quasi due secoli e mezzo, fino alla soppressione dell'ordine avvenuta nel 1668.
A partire dal 1677 il convento passò ai frati minori francescani riformati, grazie all'interessamento del vescovo Gregorio Barbarigo. Durante il periodo napoleonico il complesso religioso fu confiscato e in seguito utilizzato come caserma dell’esercito italiano. Dopo varie peripezie alla fine dell’800 i frati minori di San Francesco ne sono ritornati in possesso e sono tuttora i reggenti della chiesa che è diventata parrocchiale nel 1966.
Gli edifici nel corso dei secoli hanno subito varie modifiche e rifacimenti e del monastero medievale rimangono poche tracce. All'interno della chiesa di San Giacomo, edificio consacrato nel 1332, è possibile riconoscere nell'abside elementi architettonici tardo-gotici, mentre il chiostro (a cui si accede dal lato destro del tempio) conserva il porticato con colonne ioniche aggiunto dai canonici nel Quattrocento. Sul retro della chiesa svetta il bel campanile a cuspide embricata del XIII secolo.
Alcune opere d'arte appartenute al monastero si ammirano nella unica navata della chiesa: due grandi tele seicentesche dipinte dal pittore fiammingo Michele Desubleo (“La chiamata di San Giacomo apostolo” e la “Trasfigurazione”), un'opera di Palma il Giovane (“Crocifisso tra la Vergine, Maria Maddalena e San Giovanni”), un dipinto cinquecentesco di Dario Varotari raffigurante San Giacomo e uno di G.B. Maganza con la Sacra Famiglia. La chiesa custodisce anche una reliquia attribuita al santo a cui è titolata: oggi si trova esposta all'interno di un prezioso reliquario d'argento forgiato nel XVII secolo.
Attualmente il convento ospita un museo Missionario e una importante biblioteca storica che contiene circa 15.000 volumi. Inoltre, i frati francescani hanno recentemente ripristinato l'antica funzione di accoglienza del luogo, allestendo all'interno del monastero un piccolo ostello a disposizione dei pellegrini e di chi desidera trascorrere un breve periodo di ritiro spirituale.
Iniziativa finanziata dal Programma di sviluppo rurale per il Veneto 2014-2020
Organismo responsabile dell'informazione: GAL Patavino.
Autorità di gestione: Regione del Veneto
- Direzione AdG FEASR e Foreste -