Castello del Catajo
Una villa che sembra un castello, tra pittura autocelebrativa e giardini maestosi
Il Castello del Catajo è stato costruito tra il 1570 e il 1573, ai piedi del Montenuovo, per volere del condottiero della Repubblica di Venezia Pio Enea I degli Obizzi, appartenente a una famiglia originaria della Borgogna, e su progetto dell’architetto Andrea da Valle.
L'edificio, concepito come residenza privata dalla madre di Pio Enea, in seguito all’ampliamento commissionato dal figlio condottiero assunse l’aspetto imponente di una fortezza. Nel corso del XIX secolo, il Castello passò in eredità prima agli Este, duchi di Modena, poi agli Asburgo, che trasferirono a Vienna le pregiatissime collezioni di armi e di reperti archeologici, e infine diventò proprietà della famiglia Dalla Francesca nel 1928.
L'edificio si presenta maestoso, con un lungo viale d’ingresso che conduce al Cortile dei Giganti. Questo spazio fu utilizzato dalla famiglia Obizzi per rappresentazioni teatrali, tornei e naumachie (rievocazioni di battaglie navali), dato che la parte inferiore del cortile poteva essere riempita d’acqua. Tra le diverse fontane della villa la più spettacolare è la Fontana dell'Elefante, posta dentro una grotta scavata nella roccia abbellita dalla scultura raffigurante l'animale, opera emblematica dei gusti esotici degli antichi proprietari.
Una scalinata, costruita in modo da poter essere salita anche a cavallo, permette di accedere al piano nobile e alla sale di rappresentanza, dove è possibile ammirare l’albero genealogico della famiglia Obizzi, affrescato su una parete.
Il Castello comprende ben 350 stanze, alcune delle quali ospitano affreschi di Giambattista Zelotti, pittore veneto del XVI secolo e allievo di Paolo Veronese, in cui si celebrano le vicende dei membri più noti della famiglia, condottieri al servizio di vari Stati Italiani, da Lucca allo Stato Pontificio, alla Serenissima.
Dalla grande terrazza panoramica il visitatore può ammirare i vasti giardini a sud, allestiti nel ‘600 da Pio Enea II, caratterizzati da due magnolie risalenti al XVIII secolo e da una gigantesca sequoia americana, oltre che da peschiere, pergolati e labirinti di bosso.
Il curioso appellativo “Catajo” non afferisce al Catai raccontato da Marco Polo, come qualcuno ha fantasiosamente ipotizzato in passato, ma deriva con molta probabilità dalla storpiatura del toponimo Ca' del Taglio (in dialetto veneto taio), che indicava uno scavo nella roccia del monte finalizzato al deflusso delle acque.
Per orari di apertura, servizi disponibili e ulteriori informazioni visitate il sito:
http://www.castellodelcatajo.it/